Honoré de Balzac

C'è tutta una vita in un'ora d'amore.


Honoré de Balzac, nato a Tours nel 1799, è stato uno scrittore, drammaturgo e critico letterario, considerato il principale esponente del romanzo realista francese insieme a Stendhal.
Proveniente da una famiglia borghese, si formò dapprima in vari collegi, lontano dalla famiglia, divorando i libri delle biblioteche, ed iscrivendosi in seguito alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Parigi per volontà del padre. Ben presto avvertì il desiderio di staccarsi dalla massa inseguendo il successo e la fama. Decise così di dedicarsi alla letteratura, la sua vera passione; le prime prove artistiche non furono però apprezzate, tanto che Balzac si diede ad altre attività, divenendo editore e stampatore, comprando anche una fonderia di caratteri da stampa, ma tutto ciò si rivelò fallimentare, causandogli molti debiti. Nello stesso periodo conobbe una donna più anziana di lui che lo incoraggerà a continuare a scrivere, restandogli accanto con affetto sino alla morte. Tra le tante esperienze amorose che visse, la più rilevante fu quella con una contessa polacca, sua ammiratrice, che sposò poco prima di morire.
La vita di Balzac fu breve e segnata dall'eccesso; egli fu infatti smodato in ogni cosa, positiva o negativa che fosse: nell'amore, nel contrarre debiti, nel mangiare, soprattutto nello scrivere. L'attività di scrittore lo teneva occupato costantemente, anche durante la notte, senza nemmeno dormire, arrivando a dedicare ad essa l'intera esistenza, spinto da una grandiosa creatività e da un furore mistico, oltre che dai creditori.
A causa di quest'ultimi si rifugiò nel 1837 a Milano recandosi spesso al Teatro alla Scala e divenendo ospite del Salotto Maffei, frequentato da molti artisti e letterati tra i quali Francesco Hayez, Alessandro Manzoni, Franz Liszt e Giuseppe Verdi.

La facciata del Teatro alla Scala, opera dell'architetto Giuseppe Piermarini, in un'incisione di fine Settecento.

Il capolavoro di Balzac è la Comédie humanie, la Commedia umana, un progetto colossale a cui lo scrittore dedicò l'intera esistenza, troppo breve per portarlo a compimento. Definita come "la più grande costruzione letteraria di tutta la storia dell'umanità", raccoglie l'intera produzione letteraria di Balzac, che nel titolo richiama con evidenza Dante. Si tratta di ben 137 opere di cui circa novanta romanzi e una serie di racconti più brevi volti ad analizzare con estrema precisione ogni categoria sociale e ogni ambiente contemporaneo. Nella prefazione afferma di voler mostrare la società parigina utilizzando uno specchio, al fine di immortalarne la realtà quotidiana; Charles Baudelaire definì tutto ciò réalisme visionnaire. Balzac divenne infatti con l'opera uno dei più rilevanti scrittori del realismo, movimento di metà Ottocento che toccò anche la produzione pittorica.

L'atelier - Gustave Courbet - 1855 - Parigi, Museo d'Orsay

Poco prima di cimentarsi in questo straordinario progetto, lo scrittore affermava a proposito della capitale francese: "Parigi è un inferno che un giorno avrà forse il suo Dante". Si può dire che Balzac diventerà nella Parigi della prima metà dell'Ottocento, quello che Dante fu per la società fiorentina tra Duecento e Trecento. Non meno del Sommo Poeta si dedicò infatti a una forte critica della realtà contemporanea, senza escludere corruzione, vizi e passioni degli uomini.
Anche a livello politico il fervore di Parigi assomigliava a quello fiorentino dantesco, tra lotte interne ed eventi storici che coinvolsero tutti i cittadini, a partire dalle due rivoluzioni che caratterizzarono il secolo, quella del luglio 1830 e quella del 1848. Balzac descrisse molto bene la Francia di Luigi Filippo d'Orléans, coniando la definizione di "Scuola del disincanto" per indicare la ricaduta che la mancata rivoluzione di luglio provocò sulla creazione artistica, nonché il sentimento di frustrazione da parte di coloro i quali avevano sostenuto gli ideali rivoluzionari senza essere riusciti a liberarsi definitivamente del sistema monarchico, che poteva ancora assumere forme di assolutismo come accaduto durante il regno di Carlo X. La rivoluzione aveva comunque portato ad un notevole cambiamento, con il passaggio della corona al ramo cadetto Borbone-Orléans nella figura del più moderato Luigi Filippo, "re borghese" ed ultimo sovrano di Francia con il quale si aprì un periodo più sereno caratterizzato dalla rivoluzione industriale e dal decollo economico del paese. Balzac, di orientamento legittimista, nonché cattolico, era un sostenitore della restaurazione della monarchia, tuttavia quello che criticò fu l'avvento della modernità come causa della perdita di qualsiasi valore morale, individuando nella società basata sul denaro e l'interesse economico la vera corruzione. Queste tematiche interessarono particolarmente Karl Marx, che proprio negli anni Quaranta si trovava a Parigi, il quale guardò con grande ammirazione al progetto incompiuto di Balzac.

La grandiosa struttura unitaria della Comédie humaine permise al suo autore il ritorno di un certo numero di personaggi da una storia all'altra, alludendo ad un carattere ben preciso attraverso il semplice richiamo di un nome.
Le figure femminili nell'opera non sono relegate a semplici compagne dell'uomo, ma sono invece portatrici di proprie esperienze e storie indipendenti, muovendosi liberamente nel contesto in cui lo scrittore le colloca. Vi sono sia delle donne angelo, come la Beatrice dantesca, portatrici di virtù, ma anche numerose donne crudeli, ambiziose e infedeli, che nascondono i loro sentimenti per non sottrarsi ai giochi della società; si passa così, attraverso numerose sfaccettature, dalla dissolutezza sino ai valori più alti come la totale abnegazione nei confronti dell'uomo amato.

L'opera di Balzac, interrotta solamente dalla sua morte, influenzò autori come Gustave Flaubert ed Émile Zola, passando per Marcel Proust e Thomas Mann, aprendo la strada ad una seconda metà del secolo che conobbe una vivacità poetica straordinaria nell'ambito della letteratura francese.

Balzac si spense a Parigi l'anno 1850 ed il discorso funebre a lui dedicato fu tenuto da Victor Hugo. Una delle ultime frasi dello scrittore, prima dell'aggravarsi delle condizioni di salute, è stata: "Otto giorni di febbre! Avrei avuto il tempo di scrivere un libro"...

Bibliografia

  • Storia europea della letteratura francese. Dal Settecento all'età contemporanea - Lionello Sozzi (a cura di) - Einaudi
  • La scrittura e l'interpretazione. Volume 4 - Palumbo Editore