Ugo Foscolo
Ugo Niccolò Foscolo nacque il 6 febbraio 1778 a Zante, un'isola del mar Ionio allora appartenente alla Repubblica Veneta, oggi in territorio greco. Il padre era un medico veneziano e la madre greca di religione ortodossa. Sia la nascita in un'isola legata alla cultura greca che la nazionalità della madre, portarono all'amore foscoliano per il mondo classico.
La vita e l'opera di Foscolo si svolgono all'insegna della contraddizione: manifestava stati d'animo opposti, ora esaltati e appassionati, ora malinconici fino all'idea del suicidio. Nell'opera una grande ansia di costruzione e perfezione conviveva accanto alla difficoltà a concludere, a completare, a dare organicità: così che Foscolo, il più grande poeta fra Torquato Tasso e Giacomo Leopardi, lasciò una produzione davvero ridotta.
Durante l'infanzia studiò tra Zante e Spalato, dove raggiunse il padre nel 1785. Quando morì il padre nel 1788, Ugo venne affidato a una zia, e solo nel 1793 si ricongiunse alla madre, trasferitasi a Venezia. Foscolo era un adolescente precoce e originale; in questi anni sviluppò la passione per la letteratura ed ebbe modo di farsi apprezzare dai più prestigiosi ambienti letterari: venne ammesso nel salotto di Isabella Teotochi, moglie del conte Albrizzi, della quale Ugo divenne l'amante.
Nel 1796 la prima discesa di Napoleone Bonaparte in Italia riaccese l'entusiasmo politico di Foscolo, deluso l'anno seguente quando Venezia venne ceduta all'Austria nel Trattato di Campoformio proprio da Napoleone. Fu la grande delusione politica della vita di Foscolo che lo portò, sconsolato e pessimista, a trasferirsi in volontario esilio a Milano. Durante un periodo di continue missioni militari in Toscana conobbe Isabella Roncioni, della quale si innamorò perdutamente. Ella fu il grande amore della sua vita anche se non poterono stare insieme. Bellissima è la Lettera d'amore a lei dedicata. A Milano ebbe una breve ma intensa relazione con Antonietta Fagnani, sposata, per la quale scrisse l'ode All'amica risanata. Negli ultimi giorni del 1801 uscì il primo volume delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, la cui edizione definitiva verrà stampata l'anno seguente. Intanto morì a Venezia il fratello Giovanni, forse suicida. Questo evento segnò profondamente Foscolo che compose il sonetto In morte del fratello Giovanni.
Tra il 1802 e il 1803 pubblicò varie edizioni delle Poesie, la cui ultima e definitiva comprende dodici sonetti e due odi. Tra i sonetti più moderni, nonché quelli maggiori, troviamo alcuni fra i componimenti che rappresentano il vertice della letteratura italiana: Alla sera, A Zacinto e Alla Musa.
Dal 1804 al 1806 visse nella Francia del Nord per motivi militari. Ebbe una relazione con la giovane profuga inglese Sophia Hamilton, detta Fanny, che gli diede la figlia Mary, chiamata dal poeta con il nome Floriana.
Nel 1806, di ritorno in Italia, conobbe a Parigi Alessandro Manzoni, che lo accolse freddamente. Raggiunse a Venezia la madre e la sorella, dopo un decennio di lontananza. Incontrò il poeta Ippolito Pindemonte, al quale dedicò l'anno seguente il carme Dei sepolcri.
A Milano venne censurata la sua nuova tragedia Ajace, rappresentata nel 1811 alla Scala. In essa vennero ravvisati riferimenti polemici a Napoleone. Questo segnò la definitiva rottura tra il poeta e il potere napoleonico, già da alcuni anni guardato con distacco.
Dopo vari spostamenti tra il capoluogo lombardo e Venezia, nel 1812 Foscolo prese dimora a Firenze dove si innamorò di Quirina Mocenni, la "donna gentile", come la chiamava lui, a cui resterà legato per tutta la vita. Presso la villa di Bellosguardo lavorò al poema Le Grazie.
Con la sconfitta di Napoleone a Lipsia il Regno Italico era sull'orlo della caduta e non riuscì ad evitare di finire sotto la dipendenza dell'Austria.
Nel 1815 Foscolo fuggì in esilio prima in Svizzera, poi in Germania, finendo verso l'Inghilterra, per la quale si imbarca nel 1816. Qui la sua vita fu segnata dalla miseria, da frustrazioni e amarezze. Fu un decennio duro, che finì con il compromettere la salute cagionevole, confortato dall'amorosa figlia Floriana e dai pochi amici rimasti. Nonostante le condizioni precarie e umilianti, Foscolo riuscì a produrre una grande quantità di scritti; soprattutto collaborazioni a riviste, con saggi sui maggiori autori della letteratura italiana: Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso. Grazie a questi elaborati prese avvio la moderna critica letteraria. Ritoccò l'Ortis e si dedicò alle Grazie, ma senza avvicinarsi alla conclusione.
Particolarmente miserevoli furono gli ultimi due o tre anni di vita per l'aggravarsi delle condizioni di salute. Prostrato dalla sofferenza, morì il 10 settembre 1827. I suoi resti, inizialmente seppelliti con la massima semplicità in un cimitero nei pressi di Londra, vennero trasportati nel 1871 nella basilica di Santa Croce a Firenze, accanto a quelli dei grandi italiani celebrati nei versi del capolavoro Dei sepolcri.