Le Grazie

Poema capolavoro di Foscolo la cui elaborazione è lunga e complessa; vi lavorò soprattutto durante il soggiorno fiorentino, ma non riuscì a portarlo a termine.

È dedicato allo scultore Antonio Canova che negli stessi anni del poeta realizzava opere dalle tematiche affini. Le Grazie sono il simbolo della bellezza intesa come armonia, equilibrio, di un antico ideale di perfezione che deve rivivere anche nel presente.

L'opera è costituita da tre parti, tre inni distinti ma correlati: Venere, Vesta, Pallade.

Il primo inno descrive l'apparizione della dea classica della bellezza, Venere, e delle Grazie, sue compagne, nel mare greco. Tale apparizione allontana gli uomini dal loro stato primitivo e rozzo, introducendo fra di essi la civiltà, intesa proprio come coscienza e culto della bellezza. Alla fine dell'inno viene preannunciata e introdotta la materia dei due inni successivi.

Il secondo inno, a Veste, rappresenta il passaggio delle Grazie dalla Grecia all'Italia. In un luogo emblematico del Rinascimento italiano, la Firenze della villa di Bellosguardo, dove soggiornava il poeta, vengono radunate tre donne per compiere un raffinato rito in onore delle Grazie.

Nelle tre donne Foscolo celebra la bellezza della civiltà italiana, rappresentando la segreta forza unificatrice del bello, che resta nel tempo e in forme apparentemente diverse. Questo secondo quadro è un'esaltazione del contributo artistico italiano e dell'Umanesimo rinascimentale compiuto da una prospettiva neoclassica: l'equilibrio e l'armonia sono considerati valori perduti da imitare e contemplare con nostalgia.

Il terzo inno, dedicato a Pallade, è incompiuto; doveva riguardare la perdita nel presente dei valori rappresentati dalle Grazie: la loro fuga nel mitico continente di Atlantide in seguito all'imbarbarimento degli uomini ha lasciato il mondo abitato in preda al suo orrore e al suo degradamento. Allora Pallade, dea dell'intelligenza, decide di mandarle nuovamente tra gli uomini, ma coperte da un velo che le nasconda agli occhi indegni. Qui doveva collocarsi una delle parti più note e seducenti dell'opera, chiamata "Il velo delle Grazie". Il messaggio di questa rappresentazione conferma il valore insostituibile della poesia e della bellezza, anche rispetto al difficile presente, indicando però la loro condizione di crisi, esse non sono più riconoscibili e apprezzate da tutti, sono finite ai margini della società. Dietro a ciò si cela anche il rimpianto per il tramontante prestigio sociale dei poeti e un sentimento doloroso e di inadeguatezza che annuncia il turbamento tipico della modernità.