Dirck van Baburen

Un Caravaggio olandese

Il suonatore di liuto - Dirck van Baburen - 1622

Scrive a conclusione della biografia del Caravaggio il suo acerrimo rivale Giovanni Baglione: «Se Michelagnolo Amerigi non fusse morto sì presto, haveria fatto gran profitto nell'arte per la buona maniera, che presa havea nel colorire del naturale; benché egli nel rappresentar le cose non havesse molto giudicio di scegliere il buono, e lasciare il cattivo».
Criticandone le scelte dei soggetti, che in effetti costarono al Merisi il nome di pittore ribelle e scandaloso, rifiutato dalle più prestigiose committenze religiose, il Baglione ipotizza che se egli fosse vissuto più a lungo avrebbe potuto avere una notevole influenza sullo stile successivo, ma evidentemente, offuscato nel giudizio dall'invidia e dalla rivalità nei suoi riguardi, non ne aveva compreso appieno la portata della sua rivoluzione stilistica, in grado, sebbene la precoce scomparsa, di cambiare per sempre un secolo, il Seicento, nonché l'intera storia dell'arte.
Un giudizio più obiettivo emerge dal racconto di Giovan Pietro Bellori, il quale, nella sua biografia dedicata al Caravaggio, afferma a proposito della sua popolarità e influenza esercitata sui seguaci: «Tanto che li pittori all'hora erano in Roma presi dalla novità, e particolarmente li giovani concorrevano à lui, e celebravano lui solo, come unico imitatore della natura, e come miracoli mirando l'opere sue lo seguitavano à gara, spogliando modelli et alzando lumi; e senza più attendere à studio, et insegnamenti, ciascuno trovava facilmente in piazza, e per via il maestro e gli esempi nel copiare il naturale».
Con queste parole il Bellori si sofferma nella differenza fra il modo di lavorare del Merisi, solito ritrarre modelli colti fra la gente comune che trovava per i vicoli romani, o addirittura fra le prostitute che frequentava, e la maniera di artisti più classicisti come, fra i molti, Annibale Carracci o Guido Reni. Se questi lavoravano di fantasia, oppure imitando perfettamente i modelli classici di Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio, i seguaci del Caravaggio ponevano invece il loro sguardo alla realtà e al naturale, tanto che, conclude il Bellori: «Molti furono quelli che imitarono la sua maniera nel colorire del naturale, chiamati perciò Naturalisti».
Fra questi, un artista che trasse ispirazione dal Caravaggio, dando vita ad una produzione pittorica che appare ripercorrere i quadri più noti dell'illustre maestro, fu certamente l'olandese Dirck van Beburen, nato intorno all'anno 1595 e giunto a Roma nel primo decennio del XVII secolo, esempio di come il modello Caravaggio rappresentasse una vera e propria attrazione per seguaci che si recavano a Roma da tutta Italia, ma anche dall'Europa. Tra i più grandi che guardarono al Merisi bisogna certamente ricordare Rubens, Velázquez, Rembrandt e Jan Vermeer. Numerosi erano proprio gli olandesi, come gli ultimi due citati, a farsi ispirare dai quadri più piccoli del Caravaggio, con le celebri raffigurazioni pagane, e dalle più grandi pale d'altare custodite in molte chiese romane.
Osservando, per esempio, Il giovane cantante di Dirck van Baburen, non può che tornarci in mente, per posa ed espressione sebbene non per tema, il celeberrimo Ragazzo morso da un ramarro, nel quale il Caravaggio aveva dato vita ad una istantanea fotografica in cui il suo giovane allievo di bottega era colto nel momento di disgusto e timore provocato dal morso del rettile.

Allo stesso modo Il suonatore di liuto dell'olandese è evidentemente un omaggio all'omonimo soggetto caravaggesco oggi all'Ermitage di San Pietroburgo, testimonianza di come temi quali i concerti oppure scene di gioco con personaggi impegnati tanto nella partita di carte quanto nel truffare gli avversari, fossero molto cari tra i fiamminghi e gli olandesi, guidati verso il dato naturale e la realtà a cui li aveva condotti l'esempio del pittore lombardo.

Numerosi sono gli esempi sparsi nei musei d'Europa in cui ci accorgiamo come il pittore fiammingo abbia davvero ripercorso la carriera del Merisi, basti confrontare la scena di Cristo che scaccia i mercanti dal tempio di Gerusalemme con la celeberrima Vocazione di San Matteo in San Luigi dei Francesi, oppure osservare il momento dell'arresto di Gesù, il cui dipinto di van Baburen si può vedere presso la Galleria Borghese di Roma, con la stessa scena caravaggesca oggi a Dublino e protagonista di un ritrovamento la cui vicenda appartiene alla storia recente.

L'opera in assoluto più importante di van Baburen, almeno per quanto riguarda la collocazione, è la Deposizione custodita in San Pietro in Montorio, una chiesa ricca di capolavori dell'arte, basti pensare che qui era collocata la Trasfigurazione di Raffaello poi spostata alla Pinacoteca Vaticana, in cui si trovano anche lavori di Gian Lorenzo Bernini, Sebastiano del Piombo, Giorgio Vasari e infine Donato Bramante, architetto dell'edificio e autore, nel cortile del convento, del famoso tempietto edificato nel luogo in cui, secondo una tradizione, sarebbe stato crocifisso San Pietro.
In una delle cappelle della chiesa l'artista olandese, in contatto con collezionisti d'arte come Vincenzo Giustiniani e appassionati ammiratori del Caravaggio come il cardinale Scipione Borghese, ebbe il privilegio di dipingere la sua pala d'altare più significativa che, ancora una volta, omaggia chiaramente il genio di Caravaggio, prendendo a modello la sua Deposizione della Pinacoteca Vaticana che secondo diversi critici, sarebbe la sintesi del proprio stile maturo e del suo notevole successo romano. L'analogo tema divenne anche per il fiammingo il punto più alto della sua carriera, all'insegna di un solo grande maestro, al quale si accostò con tutto quel rispetto e quell'assoluta devozione che denota un animo nobile e sensibile alla bellezza.

Bibliografia

  • Arte in primo piano. Manierismo, Barocco, Rococò - Giuseppe Nifosì - Editori Laterza
  • Caravaggio. Delle sue incongruenze e della sua fama - Bernard Berenson - Abscondita
  • Vite di Caravaggio. Testimonianze e documenti - Stefano Zuffi (a cura di) - Abscondita