L'eroe fiorentino
Dalla statuaria quattrocentesca - con Donatello e Verrocchio - il David attraversa gli anni e rimane ancora oggi uno dei canoni della perfezione, anelito di quell'eternità a cui ambisce l'uomo e che nei primissimi del Cinquecento il Buonarroti riuscì ad accarezzare, dando vita alla statua che è il vertice assoluto dell'arte rinascimentale e che, scrive il critico aretino Giorgio Vasari: «ha tolto il grido a tutte le statue moderne et antiche, o greche o latine che elle si fussero».
Quando Michelangelo cominciò a lavorare al David aveva appena ventisei anni, ma era già noto per la Pietà Vaticana e il Bacco del Museo del Bargello. Nella città di Firenze erano stati da poco cacciati i Medici e si era instaurata la Repubblica, che assunse come simbolo monumentale proprio il David michelangiolesco, che con il suo sguardo fiero osserva i nemici.
Il marmo era già stato sbozzato in precedenza e in modo fallimentare, da Agostino di Duccio a metà degli anni Sessanta del Quattrocento e poi da Antonio Rossellino. Isolatosi nel cantiere dell'Opera del Duomo, dove si trovava l'enorme blocco marmoreo di cinque metri, Michelangelo non si fece scoraggiare dalle difficili premesse e lavorò senza sosta giorno e notte per liberare il suo eroe dalla prigione del marmo. Michelangelo fu infatti il primo a concepire l'arte scultorea come un'operazione di estrazione della figura dalla pietra, eliminando tutto ciò che risulta superfluo: «Non ha l'ottimo artista alcun concetto c'un marmo solo in sé non circonscriva col suo superchio, e solo a quello arriva la man che ubbidisce all'intelletto».
Sicuramente il Buonarroti ebbe modo di studiare accuratamente le immagini di David realizzate dai suoi illustri predecessori fiorentini. A cimentarsi nel tema biblico in una scultura era stato intorno all'anno 1440 Donatello, in una scultura bronzea che è la prima monumentale raffigurazione scultorea dell'eroe, nonché il primo nudo a grandezza naturale del Rinascimento. Realizzata con un materiale, il bronzo, assai raro e prezioso per il tempo, l'opera inaugura un'epoca, spiegando bene il passaggio dall'età antica all'età moderna per quell'attenzione alla psicologia del soggetto che denota il valore intellettuale dell'artista, che riflette nel soggetto i suoi sentimenti.
Si capisce come lo scultore non abbia solamente eseguito il lavoro meccanico di un artigiano, bensì un'opera di attenta riflessione, accorta e minuziosa nei dettagli, ponendo l'attenzione all'espressività del volto dell'eroe. Scopriamo così un particolare quasi commovente di cui ci si accorge concentrandosi nello sguardo del giovane David, che appare assorto nei propri pensieri nonostante la vittoria sul gigante Golia, attraversato sul suo volto da un'ombra sottilmente piscologica, come da una malinconia nel rivivere la drammatica scena da poco conclusasi. David prova infatti quel dispiacere che segue un'azione tanto importante, non esibendo come un trofeo la testa del nemico, bensì struggendosi nel proprio pensiero, meditando sulla vanità di tutte le cose, anche dei grandi successi, in uno stato d'animo quasi leopardiano per la sua modernità.
In questa poetica scelta iconografica, Donatello pone l'aspetto più originale e innovativo della sua opera, alla cui psicologica riflessione si ricollegò certamente Michelangelo.
Il David bronzeo del Verrocchio - che si trova nella stessa sala di quello di Donatello e fu realizzato nel 1475 circa - è sicuramente più vivace ed energico, proiettato con lo sguardo al glorioso futuro, certo dell'essere guidato da Dio nel suo agire. Nel piegare elegantemente la gamba sinistra in modo più accentuato rispetto alla scultura di Donatello, il Verrocchio conferisce movimento al soggetto, aprendo la strada alla posa michelangiolesca. Inizialmente la statua era infatti stata pensata senza la testa del gigante poggiata tra i suoi piedi, proprio come sarà con Michelangelo. Spavaldo nello sguardo e orgoglioso della vittoria, il David del Verrocchio si pone così come un'ulteriore interpretazione dell'eroe, punto di tramite tra la posa che lo accomuna a quello michelangiolesco e di distanza in quelle riflessioni poetiche che accomunano invece Donatello a Michelangelo.
Il maestoso David michelangiolesco diviene così, per un accorto visitatore della città, il punto di arrivo di un percorso iconografico che ha i suoi legami e le sue divergenze stilistiche, ponendosi quale ultima proposta, la più monumentale e celebre, nella rappresentazione dell'eroe biblico nel corso della straordinaria parabola artistica rinascimentale. Interessante è notare anche il forte legame tra il soggetto e la città, emblema della storia e della politica di Firenze nelle sue diverse fasi, dai Medici alla Repubblica, come denota l'iniziale collocazione del gigante michelangiolesco dinanzi a Palazzo Vecchio, sede del potere, nonché a fianco della Giuditta di Donatello, posizione che sottolineava i valori civici di cui il Gigante era portatore. A seguito dell'unificazione nazionale fu poi deciso per il trasferimento presso la Galleria dell'Accademia per ragioni conservative.
Da concludere
rappresenta un eroe pensante, che deve ancora compiere l'azione. Qui è la sostanziale differenza tra la scultura del Buonarroti e quelle precedenti.Quello del Verrocchio è sicuramente più vivace ed energico, proiettato con lo sguardo al futuro. Nel piegare elegantemente la gamba sinistra in modo più accentuato rispetto alla scultura di Donatello, il Verrocchio conferisce movimento al soggetto (spavaldo nel suo sguardo), aprendo la strada alla posa michelangiolesca. Inizialmente la statua era infatti statua pensata senza la testa del gigante poggiata tra i suoi piedi, proprio come sarà con Michelangelo, il quale ebbe modo di imitare i due noti modelli precedenti già in un'opera giovanile, vale a dire la piccola scultura raffigurante San Procolo, il santo guerriero che si può ammirare a Bologna presso la Basilica di San Domenico.
Preludio del David nella posa, il San Procolo è tuttavia vestito, mentre il capolavoro dell'Accademia è spogliato da tutto ciò che è superfluo al fine di esaltare la perfezione anatomica del guerriero, privo anche dei calzari che connotano tutte le sculture precedenti.
Con il suo lavoro Donatello permise così il graduale passaggio delle Arti visive da quelle meccaniche a quelle liberali, considerate nobili, passaggio che sarà compiuto pienamente nel Cinquecento.
I modelli di Verrocchio e Michelangelo guardano verso il futuro, ma in due modi differenti: se nel caso di Verrocchio, come in Donatello, la vittoria è stata conseguita, in Michelangelo è ancora tutta da ottenere, ma lo sguardo fiero e sicuro di chi è guidato da Dio è presagio di esito trionfale. La scelta michelangiolesca, precedente all'attacco al gigante, sarà adottata anche dal Bernini.Impressionante è come Michelangelo dimostri di conoscere alla perfezione ogni parte anatomica dell'uomo.
Il capolavoro di Donatello è il David custodito al Museo del Bargello di Firenze, datato intorno al 1440 circa e di misure relativamente piccole se lo si confronta con il David di Michelangelo, che sessant’anni più tardi prenderà ispirazione da questa scultura.
L’eroe biblico ha appena sconfitto il gigante Golia, la cui testa si trova sul basamento, calpestata dal giovane ragazzo. David impugna a sinistra la pietra con la quale ha abbattuto il nemico, mentre a destra tiene la spada con cui l’ha decollato.
Note
Le fotografie della pagina sono state scattate a Firenze nel 2023.
Bibliografia
- Michelangelo. Il David - Antonio Paolucci; Gary M. Radke; Franca Falletti - Giunti
- Michelangelo. La scultura - Giulia Cosmo - Giunti
- Michelangelo. Gli anni giovanili - Cristina Acidini Luchinat; Elena Capretti; Kathleen Weil-Garris Brandt
- Scultura del Quattrocento a Firenze - Ilaria Ciseri - Giunti
- Donatello - Luciano Berti; Alessandro Cecchi; Antonio Natali - Giunti