Demostene

Vissuto nel IV secolo a.C., Demostene si impose come il modello indiscusso dell'oratoria politica, sostenitore convinto di Atene, della sua storia, delle sue istituzioni democratiche e soprattutto della difesa dell'autonomia della pòlis.
A differenza di Isocrate, Demostene fu dunque un uomo immerso nella vita politica cittadina, vivendone con attiva passione contrasti e sviluppi.
Le demegorie, ossia i suoi discorsi politici, si caratterizzarono man mano per i toni aggressivi e scomposti, con una gestualità caricata. Egli era infatti colui che sapeva prendere la parola nell'assemblea e trascinare dalla propria parte il popolo, destreggiandosi abilmente nelle difficoltà.
Il rivale principale delle sue orazioni era Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno, contro la cui politica espansionistica compose le Filippiche. Questa posizione lo portò a scontrarsi con l'altro grande oratore contemporaneo, Eschine, esponente del partito filomacedone e dunque favorevole ad un accordo con Filippo e contrario allo scontro bellico. Alla fine prevalse la fazione di Eschine e le Filippiche non ebbero alcun riscontro pratico.
Le orazioni contro Filippo furono comunque le più celebrate nell'antichità, elevandosi a modelli imprescindibili anche per i latini, si pensi alle Filippiche di Cicerone rivolte a Marco Antonio.
Negli ultimi anni della sua vita fu coinvolto in uno scandalo ed imprigionato, ma riuscì a fuggire scegliendo la via dell'esilio. Una volta richiamato in patria venne accolto in modo trionfale, essendo stato uno dei personaggi più in vista della vita politica ateniese, tuttavia, nonostante l'età avanzata, l'oratore volle nuovamente organizzare una rivolta contro i Macedoni. Ancora una volta Atene dovette però accettare un governo oligarchico filomacedone. A quel punto Demostene si avvelenò trovando la morte nell'anno 322.