Bacchilide

Rispetto a Pindaro è possibile farsi un'idea più precisa e affidabile del poeta Bacchilide, sommo erede della tradizione lirica corale, nato e cresciuto all'ombra dello zio Simonide.
Determinante per la sua carriera poetica dev'essere stato il soggiorno a Siracusa, in compagnia dello zio, presso il tiranno Ierone.
Il giovane poeta, oltre ai vantaggi di una così prestigiosa parentela, dovette però sentire il peso e la responsabilità derivanti dalla grandezza del modello.
Bacchilide nacque nell'isola di Ceo, come lo zio materno, più o meno intorno all'anno 520 a.C. in quanto contemporaneo di Pindaro, col quale entrò in competizione poetica durante il soggiorno a Siracusa.
Nella produzione di Bacchilide si trovano liriche per gli dei, come inni e ditirambi, e per gli uomini, soprattutto epinicinon trascurando, però, anche la composizione monodica destinata al simposio di contenuto amoroso o encomiastico, ossia di celebrazione del committente.
Si conservano quattordici epinici, componimenti corali rivolti agli atleti vincitori delle gare sportive. La struttura è quella classica, uguale a quella di Pindaro, con una narrazione mitica collegata alla situazione attuale attraverso una gnome di saggezza, vale a dire una massima proverbiale dalla grande efficacia espressiva, sintesi del pensiero dell'autore.
Ciò che distingue gli epinici di Bacchilide da quelli di Pindaro è lo stile meno difficile e pieno di passaggi impervi. Il mito viene infatti narrato con maggior continuità e completezza, con meno salti e allusioni, così come l'occasione atletica e i particolari della festa in onore del vincitore compaiono in modo più concreto e immediato.
Gli epinici più celebri del poeta sono, come per Pindaro, quelli composti in onore di Ierone di Siracusa. Un esempio è l'Epinicio V, volto a celebrare la vittoria olimpica del tiranno nelle corse a cavallo conseguita nel 476. SI tratta di una delle odi più belle e riuscite di Bacchilide, degna di competere con l'Olimpica I di Pindaro, scritta per la medesima occasione.