Apollinaire

Guillaume Apollinaire, nato a Roma da un italiano e da una nobildonna polacca, ma di cultura francese, visse l’esperienza letteraria della Francia di fine Ottocento, un secolo fondamentale a livello poetico, fino alla prima guerra mondiale, alla quale partecipò.
Poeta e scrittore al centro di tutte le trasformazioni e innovazioni estetiche di inizio secolo, fu fondamentale nel passaggio dal Simbolismo all’Avanguardia. Quest’ultima fu una serie di movimenti artistici e letterari accomunati dal rifiuto della tradizione passata e dal desiderio di voler interpretare i tempi moderni, inserendo elementi dell’innovazione tecnica e scientifica.
La medicina e le scienze naturali fecero infatti intravedere altre realtà oltre quella sino ad allora comunemente conosciuta. Inoltre, la nascita della psicanalisi di Sigmund Freud influenzò notevolmente l'arte e la  letteratura dimostrando l'esistenza dell'irrazionalità e di zone nascoste nel profondo della psiche di ciascun individuo.
Il mondo stava cambiando e il nuovo secolo vide l'affermazione quasi contemporanea di ben quattro movimenti artistici: Espressionismo, Cubismo, Futurismo e Astrattismo, ai quali si aggiunse poco dopo il Dadaismo. In ambito musicale nacque la dodecafonia, fondata da Arnold Schönberg.

Apollinaire sostenne i pittori cubisti, tra i quali Picasso, divenendone il principale critico d’arte, e il movimento futurista italiano, quindi Filippo Tommaso Marinetti e la pittura metafisica di Giorgio de Chirico. Conobbe inoltre l’espressionista Henri Matisse e ne divenne amico.
Un’avanguardia successiva fu il Surrealismo, di cui Apollinaire è stato il precursore, movimento che ebbe origine dalla guerra e che vede nel poeta André Breton il massimo esponente, profondamente influenzato da L'interpretazione dei sogni di Freud.

Le poesie giovanili di Apollinaire si collocano nel finale della corrente del Simbolismo, così come la raccolta Alcools, del 1913, che presenta notevoli risultati per quanto riguarda la musicalità della parola, affrontando tematiche malinconiche e oniriche, spesso tristi.

Presto, però, l’autore si allontanò da questa visione poetica, per affrontare le questioni poste dalla rivoluzione industriale: quelle relative all'automobile e al cinema per esempio. Ricorse allora a nuovi strumenti tecnici ed espressivi, come l’eliminazione della punteggiatura, il verso libero, lo sperimentalismo grafico del calligramma, cioè la disposizione dei versi delle poesie in modo da formare delle immagini. Questo lo collegò ai futuristi ed è la caratteristica fondamentale della sua raccolta datata 1818, intitolata appunto Calligrammi.

Importante fu una conferenza che tenne l’anno prima, nel 1917, L’Esprit nouveau et les poetes, in cui celebra con entusiasmo il “nuovo”. Il poeta fu il primo a parlare di “spirito nuovo” per indicare la vivacità del clima culturale nel quale viveva. La sua grandezza fu quella di riuscire a conferire dignità artistica ad una realtà urbana profondamente trasformata dalla tecnologia. Questo spirito nuovo non è solamente una novità dovuta al progresso, ma un vero e proprio sentimento di sorpresa e di meraviglia per qualcosa di imprevedibile che non ci si aspettava e non si pensava potesse nascere.
Per quanto riguarda le prose bisogna ricordare Il poeta assassinato, raccolta di novelle e racconti che si articolano tra l’epico e l’autobiografico, influenzati dalle esperienze dolorose della Grande Guerra, nella quale, combattendo, rimase ferito alla testa. Indebolito fisicamente, morì per un’influenza spagnola nel 1918, assistito dalla moglie e dall'amico Giuseppe Ungaretti che era giunto a Parigi a visitarlo.